Damasco, 20 dicembre 2024 – Quando una dittatura viene rovesciata è sempre un momento di speranza.
Nel caso della Siria, in attesa di vedere la direzione che i nuovi leader dello Hayat Tahrir al-Sham daranno al governo, c’è molta attenzione sul grado di libertà che verrà riconosciuto alle donne dai combattenti salafiti.
A tutt’oggi hanno dichiarato di non voler imporre il velo alle donne e rispettare le minoranze etniche e religiose.
Ieri in Piazza degli Omayyadi a Damasco c’è stato un raduno per chiedere l’inclusione e la protezione di tutte le comunità , delle donne e dei siriani non religiosi dopo il rovesciamento del presidente siriano Bashar al-Assad.
Partecipava anche questa ragazza che con la bandiera dell’opposizione siriana e il velo, ma orgogliosamente in sella a un cavallo grigio, sembra davvero un raggio di luce.
L’ONG siriana “Wanabqa” chiede la tutela dei diritti dei cittadini in base alla cittadinanza, senza discriminazioni di genere, razza, religione o setta, secondo le richieste annunciate dal gruppo.
Da Avvenire, una dichiarazione del giudice Ahmad al-Mohammad che è tornato ad Aleppo dopo anni e presidio il palazzo di Giustizia.
Il cronista gli domanda come mai a Idlib l’hijab sia obbligatorio e “suggerito” anche alle visitatrici straniere.
«Il fatto è che là sono tutti musulmani. E gli uomini non sono abituati alle donne con il capo scoperto in pubblico. Mio figlio, ad esempio, non ne ha mai vista una. Solo in tv. Ora finalmente sono tornato, anche vivo accampato in quest’ufficio. Ci dormo perfino. Non vedo l’ora di sistemarmi per portare qui la mia famiglia: i miei tre figli e mia moglie. Ha sentito bene, al singolare. Ho una moglie sola, la amo e non ne voglio altre. Cosa crede, siamo esseri umani come voi. Con degli affetti, dei sogni, il desiderio di una vita buona».
Inshallah.